La Festa dei
Morti fu istituita nel 998 da Odilo, abate di Cluny, a coadiuvo della ben più
antica festa di Ognissanti dell’1 Novembre, istituita dal Papa Gregorio
II nel 853.
La festa di Ognissanti venne ripresa dai riti
romani della Lemuria del 9,11 e 13 maggio, giorni dedicati alla commemorazione
dei defunti, e messa al posto della precedente festa pagana dedicata alla
Samhain (stagione invernale), festa molto importante per i Celti, che si
preparavano ai rigori invernali, celebrando l’ultima fase del raccolto, e
l’inizio del nuovo anno. Alcuni studiosi pensano che la Samhain venisse
festeggiata per 3 giorni – 31 ottobre, 1 e 2 novembre. Il 31 ottobre era
l’ultimo giorno del vecchio anno e il 1° novembre il primo giorno del nuovo
anno: questa notte di passaggio, secondo i Celti, consentiva alle anime di
trapassare nel mondo dei vivi.
Col passare del tempo, le anime, che venivano intese come spiriti selvaggi e potenti, vennero identificate come spiriti diabolici, poiché la Chiesa riteneva che ogni apparizione soprannaturale, come gli dei e tutte le figure delle antiche religioni, erano rappresentazioni infernali; da qui, durante le celebrazioni per Halloween (contrazione di “All Hallows Even” – vigilia di tutti i santi), nacquero le raffigurazioni di scheletri, mostri e streghe; queste ultime divennero un simbolo importante di questa festività, poiché in epoche antiche venivano tacciate di stregoneria anche coloro le quali curavano i malati mediante medicamenti di erboristeria, e dunque si cominciò a pensare che esse fossero presenti durante questa notte di congiunzione tra vivi e morti.
Col passare del tempo, le anime, che venivano intese come spiriti selvaggi e potenti, vennero identificate come spiriti diabolici, poiché la Chiesa riteneva che ogni apparizione soprannaturale, come gli dei e tutte le figure delle antiche religioni, erano rappresentazioni infernali; da qui, durante le celebrazioni per Halloween (contrazione di “All Hallows Even” – vigilia di tutti i santi), nacquero le raffigurazioni di scheletri, mostri e streghe; queste ultime divennero un simbolo importante di questa festività, poiché in epoche antiche venivano tacciate di stregoneria anche coloro le quali curavano i malati mediante medicamenti di erboristeria, e dunque si cominciò a pensare che esse fossero presenti durante questa notte di congiunzione tra vivi e morti.
In Sicilia, si narra ai bambini che, la notte tra l’1
e il 2 Novembre, i defunti si risveglino e vadano a rubare dai commercianti
dolci, giocattoli, vestiti, ecc., per poi regalarli ai piccoli parenti che sono
stati buoni durante l’anno. Invece, per coloro che non sono stati tanto buoni,
si suole nascondere le grattugie, perché i morti verranno a grattugiare i loro
piedi. I bambini alla mattina trovano tutti questi doni vicino al letto.
È usanza credere che la notte tra l’1 e il 2 si
possano vedere le anime camminare per le vie, in ordine di modo di dipartita:
per prima coloro che morirono di morte naturale, poi i giustiziati, poi i disgraziati (cioè
per disgrazia), poi i morti di subito (cioè di morte
repentina), e così via. I bambini, tutt’oggi e specialmente a Palermo, sentono
questa festività in modo particolare, poiché ricevono ancora i regali (cosi
di morti) e poi perché generalmente le scuole sono chiuse.
Armi santi, armi santi, io sugnu unu e vuatri síti
tanti:
mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai cosi di morti mittitimìnni assai.
mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai cosi di morti mittitimìnni assai.
Si è soliti donare dolci antropomorfi come i pupi
ri zuccaru (bambole di zucchero), bambole che si ispiravano
generalmente ai paladini di Francia fatte interamente di zucchero e
completamente dipinte a mano, le ossa ri mortu, dolci
generalmente a forma di tibie umane, e dolci di tradizione popolare come i
frutti di martorana.
In Sicilia è
usanza mangiare fave durante questi giorni di festa. Si consumano le favi a cunigghiu (fave a coniglio), dette
in alcune zone anche favi’n quasuni; esse sono cucinate
secondo il rito romano della Lemuria, in cui, a parte che mangiate, le fave
nere, nel cui seme, secondo leggenda, si trovavano le lacrime dei trapassati,
venivano lanciate a terra dal padre di famiglia per allontanare le anime dei defunti;
De Gubernatis narra di questo rito funebre in Storia Popolare.
L’uso delle
fave si faceva anche a Palermo al XVIII sec., che però prediligeva e predilige
tuttoramuffulette schiette omaritate, pane morbido e tondo
ripieno, e murtidda nivura e bianca (mirto nero e bianco). In
alcune parti della Sicilia, si è soliti accompagnare le fave alle armuzzi,
pane antropomorfo raffigurante fino al tronco le anime del purgatorio con le
mani incrociate sul petto. L’usanza di cibarsi di pietanze a forma di uomo, o a
parti di esso, risale anch’essa ai tempi dei romani, che a loro volta, si
cibavano delle maniae, pani fatti a somiglianza del dio del bosco,
come rito di propiziazione per la divinità.
È di
notevole importanza fare u cannistru (il canestro), cioè un
cesto abbastanza grande, pieno discaccio (frutta secca), dolci di
martorana, biscotti di cioccolata e pane. Si usa in questo giorno di
commemorazione, a Palermo, recarsi al cimitero per fare visita ai parenti
defunti e andare a visitare le Catacombe dei Cappuccini, cimitero sotterraneo
risalente al XVI secolo.
Molte volte
si dice che l’americana festa di Halloween, stia prendendo il posto delle
nostre italiane feste di Ognissanti e dei Morti, ma credo che comunque, per
quanto Halloween sia festeggiata ed apprezzata dalla popolazione giovane per il
suo celeberrimo bussare alle porte del vicinato per chiedere dolciumi (dolcetto
o scherzetto?), sia impossibile sradicare dalla nostra cultura questi così
particolari riti che rispecchiano le nostre discendenze.
Alcuni piatti tipici che si usa consumare in Sicilia
in questo giorno:
Muffolette maritate.
Ricette
consigliate da PALERMO A TAVOLA:
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